AMLETO (a
Ofelia) – Ti costerebbe un bel gemito smussarmi la punta.
(Atto III,
sc. 2)
«…non
restava che il tentativo dell’indecenza»
(C. Bene,
Opere, Milano 2002)
Atto III; sc. 1:
Poco dopo l’Essere o non essere, Amleto non cade nella
trappola di Ofelia, e si scatena sulla poveretta. Cinque volte le urla
Vattene in un convento!, essendo l’alternativa per una donna di una
così lodevole sterilità ridursi a «generatrice di peccatori»: a rigore,
potrebbe essere una visione da encomiabile biblista, sebbene rabbiosamente
veterotestamentario («Infinitus est numerus stultorum»!, Ecclesiaste
1,15) e tutt’altro che cristianamente entusiasta della moltiplicazione
della discendenza di Caino.
Difficile però parlare con
la troppo obbediente Ofelia: in Convento? Se dev’essere un seppellirsi,
perché fare le cose a mezzo? Come le è proprio, Ofelia obbedisce troppo.
Tanto più se si pensa all’ennesimo doppio senso osceno che le traduzioni
fanno perdere: il nannery della battutaccia di Amleto («Get
thee to a nunnery!») vale infatti sia per convento che per bordello
(cfr. G. Restivo, Percorsi della critica su Amleto, in
Tradurre/Interpretare “Amleto”, Bologna 2002).
Almeno qui Ofelia sa rispettare la
legge di Murphy che dice che, se sei vittima di due ordini
contraddittorî, il meglio è obbedire a entrambi: la breve follia
puttanesca e poi il fiume in cui affogare tra ghirlande di fiori sia
innocenti che fallomorfi, fanno immaginare in Ofelia addirittura un
genio della doppia obbedienza! Dunque, bordello & convento! -
Lo squarcio erotico che apre l’insospettabile fanciulla è ancora tra i
punti più rimossi dell’auscultatissimo capolavoro. Eppure chi come
Shakespeare sapeva che «ogni teatro che si rispetti sa trarre profitto
dall’erotismo»(A. Artaud, Il teatro e il suo doppio)?
Se è chiaro che Ofelia non
capisce Amleto, come escludere che un’Ofelia, benché sottotraccia. erotica
perdutamente sia tutt’altro che alla portata del sessuofobo ragazzo?
Amleto può solo
sottovalutare Ofelia:
«Il conquistatore Fortebraccio n’avrebbe
fatto domani un’amante: in queste cose lui è peggio d’un turco: e lei ne
sarebbe morta di vergogna, la conosco bene, l’ho allevata io!»
(J. Laforgue, Amleto, ovvero Le
conseguenze della pietà filiale)